I MAYAGODS

MAYAGODS

Questa occasione romana si colloca nell’ambito di un viaggio della mente nei continenti, sono una viaggiatrice e la dimensione del movimento mi consente di traslare rapidamente fra culture differenti ma anche nel passato.

Da questo viaggio nascono le connessioni con gli uomini dei, nei periodi felici dell’umanità quando la conoscenza ed il sapere coniugavano stili di vita perfetti, espressione di equilibrio e felicità.

Cosa ne è rimasto oggi? I Mayagods arrivano da lontano da culture scomparse che hanno secretato le chiavi del tessuto sociale al quale ancora tendiamo e che il progresso non ci ha consentito di realizzare, anzi i riscontri sono assolutamente opposti.

I Maya sono un richiamo all’accezione di queste civiltà meravigliose di templi perfetti e di linguaggi ancora poco conosciuti dove massi pesanti tonnellate venivano sovrapposti perfettamente e dove il rapporto uomo Dio si svolgeva in un contesto di interazione con la natura, il richiamo con il sud America  è forte è presente e si esprime con questi profili che si incastrano nei temi dell’umano e del quotidiano rivelando a volte la necessità di evocare gli dei “pagani” iconograficamente rappresentati con figure animali anche scomparsi o temuti ma per me vivi.

La comunicazione è geneticamente mnemonica nel DNA che non mente perché la mia espressione è assolutamente autentica senza repliche, senza riproduzione di un modello né fisico né fotografico, ciò costituisce il procedimento sperimentale che sto effettuando per esprimere pienamente la memoria antica che circola nelle mie cellule, sicuramente elaborata anche dalle mie esperienze e dal mio vissuto sino ad oggi, in cui il movimento si miscela nella memoria e l’azione della mano assume gesti spontanei e primitivi.

In questa fase l’arte contemporanea a mio avviso deve esprimere “l’esatto” nella forma e nel contenuto, né più né meno del necessario.

Deve colpire e lasciare un segno anche dentro l’osservatore e concedergli di accendere una scintilla.

Per questo i Mayagods hanno lingue sporgenti dalla bocca in un gesto di liberazione energetica assoluta con la mia consapevolezza che possa essere considerata lontana dalla nostra mentalità occidentale e proprio per questo la divulgo e continuerò ad esprimermi con  questo linguaggio in cui gli inchiostri esplodono colori e comunicano gli stati della coscienza.

Potrei proseguire a lungo sull’esigenza che rasenta il bisogno di riportare in vita queste civiltà che sono la memoria comune così come ho trattato in altre opere come la scultura “the human race” dove un grande uovo di struzzo emerge da quattro volti, tre che rappresentano le  tre razze oltre alla quarte, quella degli uomini dei.

Un tema aperto incuneato fra viaggi, memoria e vita quotidiana dove il profilo del Mayagod delinea non confini, bensì i punti di contatto fra la memoria e l’oggetto, la situazione sempre rigorosamente legata all’uomo.

Un tema aperto che nasce da influssi e connessioni con l’altra parte del globo, il centro e sud america , con i suoi popoli i suoi luoghi e culture millenarie, per semplicità di definizione attribuito ai Maya, specificatamente popolazione che viveva in Messico e poi misteriosamente scomparsa.

Le percezioni culturali, antropologiche, archeologiche e linguistiche sono ancora molto vive e potenti in quanto per diverse vie si connettono con me ed io con loro tramite incontri, scambi, messaggi che traslano nelle e dalle mie creazioni.

I Mayagods vengono da Atlantide lontano nel tempo e nello spazio sono ancora vivi, attivi ed interagiscono con l’essere umano, mi aiutano a disegnare pensieri, sentimenti, percezioni, visioni.

Opere come “troppi fantasmi 2”, “né bene né male così è la vita”, “consciousness”, “a Trouffeat”, “la Boccetta di Beaudlaire” sono nate con rapidità, forza, impeto senza subire la limitazione del foglio in quanto tutte sconfinano dal contorno e parlano lingue antiche che il pennello largo e l’inchiostro traducono in immagini; avviene come nel cervello umano quando l’uomo guarda un’opera d’arte questa viene scomposta in segni e poi ricomposta.

I Mayagods sono dei antichi che fungono da veicolo come un DNA incontaminato e pieno di conoscenze, esperienze e vita già vissuta da altri umani e dei, come noi.

Così i Mayagods ci aiutano nei momenti in cui non comprendiamo noi stessi, gli altri o non comprendono noi, ci stimolano con le loro lingue a trasgredire le regole della morale falsa che ciascun uomo si costruisce, oppure sono messaggeri dei fenomeni naturali come il bacio delle nuvole nel cielo di Boca Chica, entrano nelle poesie di Beaudlaire e diventano trasparenti come il vetro, oppure celano il loro imperante erotismo in immagini ironiche perché loro rappresentano ancora la virilità.

I colori diventano situazioni identiche da millenni come “She and him”, lui e lei oppure lo scherzo di una birra di troppo come “Mayagod drinking Presidente light” in cui si moltiplicano all’infinito come negli specchi di Leonardo da Vinci, diventano i tre re magi del presepio anche se il loro è il profilo di un indio colombiano.

Forse in Venezuela, fra i Tepui di Salto Angel od in quelli del parco archeologico del Chiribiquete in Colombia o forse negli iguarapez amazzonici, si nascondono per vedere il sole che sorge e bere la rugiada con le loro lingue sporgenti che assomigliano a spermatozoi.

Perché i Mayagods sono vivi.